M5S: abbiamo bisogno di un software open source
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Con l’articolo di oggi vado un po’ fuori dal seminato, ma non voglio aprire un flame con oggetto il Movimento 5 Stelle, semplicemente mi limito a osservare la realtà dei fatti. Vedo oggi che hanno espulso tramite una votazione online, con il 65% di maggioranza, Adele Gambaro, una senatrice del M5S con la quale non ho legami di alcun genere. Forse non tutti sanno che se la Gambaro non volesse dimettersi potrebbe continuare a occupare la sedia che già occupa, benché coerenza voglia che lei si dimetta.
Il mio giudizio però non vuol’essere politico, ma solo una riflessione che ci spinga (me per primo, come simpatizzante del MoVimento) a tendere al meglio, alla trasparenza. Ed è per questo che premetto che scrivo questo articolo in quanto cittadino libero, non legato a partiti, non vincolato ad appartenenze di varia natura, attualmente simpatizzante del MoVimento e (ahimé, date le mie scarse finanze) non sovvenzionato nella stesura del presente articolo.
Vado dritto al punto della questione, che secondo me dovrebbe essere un punto di centrale rilevanza all’interno degli iscritti al M5S: Quante e quali persone hanno accesso al software utilizzato per le votazioni online? Siamo sicuri che le votazioni si svolgano in modo trasparente? Siamo sicuri che le votazioni siano realmente anonime?
Rispondo io alle ultime due domande.
Le votazioni si svolgono in modo trasparente?
No. Non siamo sicuri della trasparenza delle votazioni perché il codice sorgente di back-end del sistema di voto online è accessibile solo agli addetti ai lavori di casa Grillo. Nessuno ci garantisce che le votazioni non siano uno specchietto per le allodole, che il sistema registri il voto ma che poi la preferenza venga dirottata su una diversa da quella espressa. Tra l’altro non è previsto un meccanismo di terzializzazione. Un modo di garantire la trasparenza della votazione sarebbe terzializzare il controllo del software (un’associazione, un team di professionisti, o meglio più associazioni, più professionisti) non collegati a Grillo o Casaleggio che analizzino il software e ne certifichino la trasparenza. Gli eventuali professionisti che controllerebbero il software non avrebbero accesso ai dati sensibili, né ai dati sulla votazione, ma solo al software che prende in carico la votazione. In pratica potrebbero analizzare il macchinario che confeziona il prodotto, ma non il prodotto.
Altra soluzione (che preferirei) sarebbe rilasciare il codice sorgente alla comunità, mantenendone la proprietà intellettuale ma rendendolo open source ed eventualmente sovvenzionare la community che si occuperebbe dello sviluppo del software. Ci si esporrebbe in questo modo a diversi rischi di sicurezza, inquanto chiunque potrebbe scoprire nuove falle di sicurezza analizzando il codice e tentare di “bucarlo”, ma gli aggiornamenti sarebbero comunque tempestivi (essendo il codice di pubblico dominio) e le falle di sicurezza si potrebbero risolvere in tempi brevi. In caso di votazione corrotta si potrebbero indire comunque nuove votazioni in tempi brevi (essendo queste a costo zero).
Siamo sicuri che le votazioni sono veramente anonime?
No. Questa risposta è direttamente collegata alla precedente. Dato che il software è tenuto segreto, non possiamo sapere se il sistema registri ogni volta, per ogni votante la relativa preferenza all’interno del database. Logica vorrebbe che il software si “dimentichi” della preferenza di ogni votante dopo il voto stesso, e auspico che sia così, ma i dubbi rimangono. Soluzioni? Le stesse di prima. Un organismo, o meglio più organismi di controllo slegati da Grillo e dal suo entourage, oppure il rilascio del software sotto licenza open source, in modo che chiunque (i programmatori ovviamente) possa osservare come si svolge il meccanismo della votazione. Non i voti, ma i procedimenti che esegue il programma per assegnarli e contabilizzare le preferenze.
Concludo.
A quanto io ricordi Beppe Grillo si è sempre espresso in favore del software open source, promuovendolo sempre (es. post del 2006 – post del 2013) . Tutti risparmieremmo sugli ingenti costi delle licenze, utilizzeremmo formati aperti con la garanzia della retrocompatibilità, e potremmo destinare parte delle risorse prima destinate alle licenze, ai team di sviluppo contribuendo la crescita di questa vera manna dal cielo.
Mi era già venuto questo dubbio quando ci sono state le votazioni del candidato alla presidenza della repubblica, ma credevo che qualcuno all’interno del MoVimento sollevasse la questione. Oggi rivedo un film diverso, ma con la stessa trama e mi auguro che qualcuno di passaggio su queste pagine possa portare la questione all’attenzione di chi può decidere. Lo ripeto: non è un’opzione la trasparenza per un movimento che ha fatto della trasparenza la sua bandiera, è obbligatorio.
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