La parola chiave “(not provided)” in Google Analytics
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Google Analytics è un potente strumento di cui possiamo disporre gratuitamente grazie a Google. Offre una miriade di possibilità dalla possibilità di monitorare gli accessi, al controllo della frequenza con cui un visitatore torna sul sito, le sezioni più cliccate, le meno cliccate ed anche le parole chiave che dopo la ricerca indirizzano al sito.
Da quando Google ha implementato SSL sugli utenti loggati però, è comparsa la voce “(not provided)” fra le mie statistiche. All’inizio si trattava di una percentuale molto bassa a cui non ho dato il giusto peso, dopo diversi anni di funzionamento però, trovo la voce “not provided” al 64,52%, oggi terza fra tutte le ricerche.
In pratica posso leggere le parole chiave inserite solo dagli utenti non loggati in Google (che non abbiano aperto gmail, o che non abbiano ancora effettuato l’accesso). Tutte le connessioni degli utenti di uno qualsiasi dei servizi Google loggati sono connessioni SSL, e Google ha deciso di non condividere più le parole chiave di tali utenti (a loro dire per garantire la privacy). Non si capisce perché si debba preferire la privacy degli utenti Google alla privacy del resto del mondo, ma questa è una mia riflessione personale.
Possiamo supporre che in futuro gli utenti paganti (adwords o altri servizi) potranno avere accesso alle statistiche al netto dei “not provided”? Possiamo? Possiamo.
E dopo questa chiosa all’articolo veniamo al nocciolo. Forse non tutti sanno che anche la chiave “not provided” può essere in qualche modo tradotta. Al termine di questo breve tutorial continueremo a non sapere le parole chiave che hanno portato gli utenti sul nostro sito, ma almeno verranno divisi per pagina di destinazione. Tutto il lavoro sta nell’impostare intelligentemente un filtro.
Andiamo su “Amministrazione” – “Profili” – “Filtri” e clicchiamo su “Nuovo filtro“.
Chiamiamo il nuovo filtro “NP Rewrite“, perché riscriverà i risultati “not provided”. L’espediente è tanto semplice quanto veloce da implementare. Il ragionamento logico è: per ogni visita “not provided”, trascrivi l’URL di destinazione al posto di “not provided”. In questo modo continueremo a non sapere i termini di ricerca, ma sapremo la pagina di destinazione e quindi avremo un’idea di massima dei termini potenzialmente cercati.
Clicchiamo sul radio button “Filtro personalizzato” – “Avanzato” ed inseriamo nei campi i valori in figura.
Campo | Valore |
---|---|
Termine della campagna | (.not provided.) |
URl della richiesta | (.*) |
Termine della campagna | np – $B1 |
Certo, non è una soluzione al problema, non possiamo supporre che i visitatori siano arrivati alla pagina per volontà o per caso, ma è comunque meglio di un insipido “not provided”.
Purtroppo io sono uno di quelli che il “not provided” ce l’ha in pole position fra le proprie ricerche, ma è destinato a scomparire in favore della voce “np – /url/della/pagina“. Nella figura che segue è ancora presente perché ho configurato il filtro il 4 marzo, da allora “not provided” non è più fra le voci.
25 commenti
federicoferro · 14 Ottobre 2014 alle 9:03 AM
Molto utile. Grazie!
Fabio Gangemi · 3 Settembre 2014 alle 9:02 PM
Ciao;
Grazie per l’utilissimo articolo…
Ps ho cercato di contattarvi attraverso il modulo contatti sul sito ma nel momento in cui faccio invio da errore…
Giovanni Mauri · 25 Settembre 2014 alle 3:17 PM
Ciao Fabio, grazie a te per il commento.
Che genere di errore restituisce il modulo contatti? Io l’ho appena testato e sembra funzionare.
Bob · 22 Gennaio 2014 alle 1:31 PM
Chiarissimo e utile. Grazie
Giovanni Mauri · 25 Gennaio 2014 alle 4:58 PM
Figurati, è un piacere.
Edoardo · 16 Novembre 2013 alle 4:08 PM
Grazie per la spiegazione! Ora capisco perché da un po’ di mesi i risultati not provided sono diventati così frequenti. Un po’ mi spiace, perché lo “studio” delle parole chiavi lo trovavo interessante.
GiuseppeTr · 8 Ottobre 2013 alle 9:47 PM
molto utile, grazie
Forty Zone · 7 Maggio 2013 alle 4:16 PM
Grazie TheJoe! Molto utile
ConsigliUtili · 10 Marzo 2013 alle 10:30 AM
Grazie del tutorial. Un ottimo esempio sull’uso dei filtri avanzati di Google Analytics.
Stefania · 5 Marzo 2013 alle 12:26 PM
Grazie! utilissimo! Anche io come Luca sono nuova e mi chiedevo cosa si può fare e i motivi per i “not set”! Grazie!!!
TheJoe · 5 Marzo 2013 alle 2:09 PM
Ciao Stefania, e grazie della visita e del commento.
Cerco di rispondere nei limiti delle mie poche competenze in materia al quesito tuo e di Luca. A quanto pare i “not set” sono riferiti al traffico adwords. Trovate una spiegazione del fenomeno a questa pagina: http://support.google.com/analytics/bin/answer.py?hl=it&hlrm=en&answer=2820717 . Google suggerisce di ricontrollare la campagna adwords e da qualche consiglio in merito. Date un’occhiata alla pagina, vi sarà senz’altro utile.
Purtroppo, non avendo una campagna adword attiva, non ho la possibilità di sperimentare.
Fatemi sapere com’è andata (se è andata.. eheh).
Francesco · 5 Marzo 2013 alle 9:45 AM
Ottimo post, chiaro e preciso, ciao
Francesco
Rellow · 28 Gennaio 2013 alle 11:48 AM
Grazie!
Luca · 19 Gennaio 2013 alle 7:13 PM
Funziona alla perfezione!!!
Come deve essere invece il filtro per ottenere la “Pagina di Destinazione” dei “Not Set”?
Made in vino · 16 Gennaio 2013 alle 4:09 PM
Grazie 1000!!!! questo articolo mi ha aperto gli occhi!!!!
Anche secondo me comunque è una beffa pazzesca la questione “non provided”, a tendere sarà sempre più difficile capire quali sono le parole che portano traffico al sito…
Elisa · 20 Novembre 2012 alle 12:27 PM
Grazie mille per l’articolo, molto chiaro e soprattuto molto utile! 🙂
silvia · 24 Ottobre 2012 alle 5:32 PM
Grazie per questa guida è stata molto utile.
L’ho impostato stamattina e guardando in tempo reale gli utenti che accedevano al sito ho potuto apprezzare le modifiche del filtro tuttavia sempre in tempo reale ho vsito vengono ancora segnalati i not provided.. come mai? =(
un po’ funziona un po’ no?
Gianni · 2 Agosto 2012 alle 9:40 AM
Ottimo articolo, quel not provided cominciava a stare troppo in alto nella lista delle keyword e non capivo cosa fosse…
Michele Papaleo · 4 Aprile 2012 alle 7:12 PM
Ottima guida! Speriamo solo che non sia vero il fatto che Google, in futuro, offrirà i suoi servizi a pagamento!
Gianfranco · 26 Marzo 2012 alle 8:19 PM
Grazie mille e di nuovo complimenti.
TheJoe · 26 Marzo 2012 alle 7:18 AM
Buongiorno Gianfranco, e grazie del commento.
Cliccando sull’immagine si aprirà una lightbox al 100% delle dimensioni. In ogni caso ho integrato l’articolo con una tabellina.
Gianfranco · 25 Marzo 2012 alle 9:49 PM
Salve.
Ottimo articolo. Purtroppo non riesco a leggere cosa c’è scritto nel secondo e nel terzo campo. Puoi aiutarmi? Grazie.
TheJoe · 25 Marzo 2012 alle 11:03 AM
Figurati, mi fa piacere esserti stato d’aiuto.. e complimenti per il tuo blog!
Ilaria · 24 Marzo 2012 alle 7:51 PM
Grazie, finalmente avrò anche io le idee più chiare su cosa “funziona” e cosa no. 🙂