Montare un dispositivo remoto in tunnelling con “sshfs”
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Parecchi articoli fa spiegai come fare a montare una macchina remota via FTP, in modo che il pc sul quale operiamo la veda come una directory locale. Il programma usato per stabilire la connessione fra le due macchine è impronunciabile: “curlftpfs“. Oggi faremo la stessa cosa, ma il protocollo utilizzato sarà l’SSH. Troveremo diverse analogie con l’articolo sviluppato in precedenza, una su tutte l’impronunciabilità del software utilizzato: “sshfs“.
Come buona parte del software utile, “sshfs” è installabile direttamente tramite repository. Sarà sufficiente cercarlo all’interno del tool grafico in uso alla distribuzione.
In alternativa, su Debian (Debian, Ubuntu, e derivate) digitare da terminale:
sudo apt-get install sshfs
Per Red Hat (Fedora, Centos, e derivate) digitare da terminale:
sudo yum -y install sshfs
Alcune librerie verranno installate automaticamente: “fuse-utils” e “libfuse2“, pesano poco e fanno un grande servizio.
A questo punto decidiamo in quale directory verrà montata la condivisione:
sudo mkdir /media/pc-remoto/
Diamo ora all’utente in uso i privilegi amministrativi per montare le condivisioni all’interno della directory appena creata:
sudo chown utente /media/pc-remoto
Ovviamente la parola “utente” verrà sostituita dall’utente effettivamente utilizzato.
Per poter montare le condivisioni tramite SSH è necessario un ultimo piccolo accorgimento. L’utente che monta la condivisione deve appartenere al gruppo “fuse” (che solitamente è già creato). È possibile applicare le modifiche usando il tool grafico a disposizione (su Gnome2 è sotto “Sistema” – “Amministrazione” – “Utenti e gruppi“), oppure digitare le seguenti istruzioni da terminale:
sudo adduser utente fuse
Resta valida la regola di cambiare la parola “utente” con l’utente effettivamente utilizzato.
Ora che tutto è in ordine dovremmo essere in grado di montare la nostra condivisione SSH:
sshfs 192.168.1.101:/home/user/Documenti /media/pc-remoto
Con questa semplice istruzione il sistema riconoscerà un mountpoint effettivo nella directory /media/pc-remoto, e si comporterà come se stesse operando in locale. Per fare un paragone sarà come trasferire i file attraverso la LAN, o internet, ma l’utente avrà più l’impressione di spostare i file da una memoria USB.

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